Sono 5 milioni i diabetici in Italia, più del doppio di 30 anni fa. La prevalenza della malattia nel Belpaese è dell’8,1% e oltre il 65% dei malati ha più di 65 anni. Una paziente su 4 è over 80, mentre solo il 3% ha meno di 35 anni. Sono i numeri del ‘Rapporto Arno Diabete 2015’, frutto della collaborazione tra la Società italiana di diabetologia (Sid) e il Cineca. Il documento stima anche i costi della patologia per il Servizio sanitario nazionale: ogni anno in Italia si spendono circa 15 miliardi di euro, il 90% dei quali per la gestione delle complicanze.
Analizzando i dati relativi a oltre 30 Asl sparse sul territorio nazionale, è stato individuato un campione di 550 mila persone con diabete, rappresentativo della popolazione italiana: dato corrispondente a una prevalenza del diabete del 6,2% (pari a una stima di 3.780.000 italiani con diabete), più che raddoppiato rispetto a 30 anni fa. In soli 18 anni, i casi noti sono aumentati di oltre il 70%. A questi vanno aggiunti quelli di diabete non riconosciuto, che si stima siano uno ogni 4 casi di diabete noto. Questo porta quindi i casi complessivi a circa 5 milioni e la prevalenza del diabete in Italia a circa 8,1%.
Il diabete è una patologia costosa, che comporta più farmaci, visite, esami e ricoveri. Ogni anno in Italia si stima una spesa di 15 miliardi di euro. La spesa sanitaria pro capite annua nelle persone con la malattia è circa doppia rispetto a quella dei non diabetici (2.900 euro contro 1.500). Metà di questa spesa è generata dai ricoveri; il 21% dalla specialistica, il 20% dai farmaci per trattare condizioni diverse dal diabete, mentre solo il 7% dai farmaci antidiabetici e il 4% dai dispositivi. Gli autori del Rapporto evidenziano che la spesa per le visite diabetologiche ambulatoriali rappresenta appena l’1% del totale. Il costo della gestione standard del diabete copre circa il 10% della spesa totale, mentre il costo delle complicanze croniche rappresenta il 90%.
Il 96% dei malati assume almeno un farmaco per il diabete o per altre patologie e consuma circa il doppio delle confezioni di farmaci (71 contro 32), rispetto ai non diabetici. Il 93% delle persone con diabete ha ricevuto dal Ssn almeno una prestazione specialistica (visita ambulatoriale o esami del sangue o strumentali), contro il 73% dei non diabetici. Inoltre, una persona con diabete su 5 si ricovera almeno una volta l’anno (media di 1,7 volte) e la degenza media è superiore di quasi un giorno rispetto ai non diabetici.
In Italia trattamento del diabete procede a 2 velocità: da una parte ci sono le insuline di ultima generazione, dall’altra gli antidiabetici orali ormai datati e spesso inadatti. Il 27% dei diabetici della Penisola viene trattato con insulina, da sola o in associazione ad altre terapie, e circa la metà degli 850 milioni di euro spesi ogni anno per le terapie viene sborsata per le insuline. “Il maggiore costo a volte gioca contro i farmaci nuovi – afferma Enzo Bonora, presidente della Sid – ma se si considera la spesa nel suo complesso”, cioè quella di farmaci, dispositivi e patologie iatrogene come l’ipoglicemia, risulta “inferiore o comunque non superiore” con le moderne incretine, rispetto alle ‘vecchie’ sulfoniluree-glinidi.
Il farmaco in assoluto più utilizzato in Italia per il trattamento del diabete, in conformità con le linee guida – precisano gli autori del Rapporto – è la metformina, somministrata a più dell’80% dei malati. Sul fronte insuline sono sempre più usati gli analoghi e sempre meno le vecchie insuline umane Dna-ricombinanti. “Questa transizione non sorprende – commenta Bonora – perché gli analoghi garantiscono maggiore sicurezza, stabilità glicemica e flessibilità. Resta comunque sorprendente il grande uso di insulina nel diabete tipo 2, spesso con multiple somministrazioni giornaliere, alla luce di un armamentario terapeutico oggi ricco di possibili e anche meno costose alternative”. Le insuline più usate sono glargine e lispro.
Le persone diabetiche che fanno uso di dispositivi come lancette pungi-dito e strisce per la misurazione della glicemia, aghi per penne o siringhe, sono circa la metà del totale. Troppo pochi per gli esperti, “soprattutto se si considera che uno su 4 è in terapia con insulina e che il 40% assume farmaci (sulfaniluree o repaglinide) che espongono al rischio di ipoglicemia”, evidenzia Bonora. Numeri insufficienti, secondo il Rapporto, anche per i diabetici trattati per gli altri fattori di rischio cardiovascolare: “Solo il 72% prende un farmaco per l’ipertensione”, un dato che per il numero uno della Sid dovrebbe essere pari a “85-90%. Solo il 48% assume farmaci contro il colesterolo (dovrebbe essere il 60-70%), e soltanto il 34% antiaggreganti piastrinici (dovrebbe essere il 50-60%)”.
Nelle persone con diabete la causa di ricovero più frequente è lo scompenso cardiaco, 3 volte più dei non diabetici; la seconda è l’insufficienza respiratoria, con tassi più che doppi. Percentuali analoghe anche per i ricoveri per infarto del miocardio e ictus. “Praticamente tutte le patologie determinano ricoveri più frequenti nei diabetici che nei non diabetici – conclude l’esperto – e questo conferma che tutte queste patologie andrebbero considerate come ‘complicanze’ del diabete”.